Expo 2015 ha avuto uno spazio dedicato espressamente ai bambini e alle bambine progettato da Reggio Children, il Children Park. Non era l'unica offerta per intrattenere i più piccoli, ma certamente era la più compiuta e la più qualificata per intrecciare gioco, comunicazione, pensiero critico intorno al cibo e alla ecosostenibilità. Sì, pensieri e ragioni anche per i bambini.
Non descriverò tutto il percorso, ma cercherò di individuare alcuni termini significativi ed evidenti nell'esperienza affinché siano utili per una progettazione laboratoriale. La prima considerazione è quella di mettere al centro le piccole cose, come una goccia d'acqua. Da un punto di vista adulto non si può parlare di cose serie se non la si mette giù pesante. Anche coi bambini. C'è un implicito culturale, che ci accomuna tutti, per cui la lievità è nemica della consapevolezza e della responsabilità. Così, di conseguenza, vivere in leggerezza diventa necessariamente fregarsene o far finta di niente... "La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l'abbandono al caso" (I. Calvino, Lezioni americane). E i bambini sono nostri maestri di una leggerezza seria, sostanziale, rigorosa.
A un adulto l'attività di raccogliere l'acqua goccia a goccia in un imbuto (che è in realtà un contenitore/ampolla per le cose piccole e preziose come una goccia), può sembrare una cosa da poco e lo è, se lo sguardo è quello che valuta la difficoltà o complessità del concetto espresso/agito. Da un punto di vista bambino (e simbolico/poetico aggiungerei) l'attività ha il gusto dell'avventura. "Ci sono delle piantine da salvare, da nutrire/dissetare - come fa la mamma con me - e io posso aiutarle raccogliendo le gocce che cadono dall'alto (segno del dono gratuito e imponderabile - pensiamo quanto abbiamo invocato la pioggia l'estate passata), rincorrendo la luce blu che mi aiuta, segnalandomi dove le gocce stanno cadendo in questo momento...".
L'esercizio non è scontato per un bambino: ci vuole pazienza e determinazione, coordinamento mano-occhio, senso dell'equilibrio... Certo che aprire un rubinetto è più facile e più veloce, ma il rubinetto ci ha rubato il senso di gratitudine e meraviglia per la pioggia, per ogni sorgente di acqua buona, il senso della parsimonia e del rispetto per il dono che non è solo per uno, ma per tutti e per sempre. Poche gocce raccolte pazientemente vengono donate alle piantine che crescono rigogliose, anch'esse nutrite goccia per goccia (la tecnica utilizzata per le agricolture in zone desertiche), nutrite dal gioco e dall'entusiasmo di fare qualcosa di buono e di bello. Solitamente gli adulti raccolgono l'acqua una volta (giusto per capire), i bambini ripetono più volte l'esperienza, ogni volta dandosi nuovi obiettivi da conseguire (più acqua, più luci, più veloci, tutto pieno...).
Intorno alla poetica della goccia segnalo il bellissimo album di Beatrice Alemagna, Storia corta di una goccia. Un percorso inconsueto di sguardo, meraviglia, tenerezza da offrire a tutti i bambini e bambine.
Continua...
Continua...