La ricerca intorno al colore e alla sua matericità (o apparente assenza, come in questo caso) di alcuni artisti è una buona palestra per lo sguardo, per ampliare la sensibilità cromatica (competenza estetica per ogni sguardo sull'arte e sul mondo) e per sperimentare l'infinita mutevolezza delle sfumature. Troppo spesso affidiamo la sperimentazione cromatica dei nostri bambini a materiali poco stimolanti e poco versatili. Ci accontentiamo di colori coprenti, con tinte omogenee che, una volta mischiate, danno risultati avvilenti, spenti, che suggeriscono una resa incondizionata (forse un po' auspicata da noi adulti che vogliamo, alla fine, riportare tutto all'ordine).
La ricerca di Marta Spendowska apre uno spazio molto interessante in cui le forme e le trasparenze sono mutuate dal dato naturale (quale migliore maestra di colore potremmo avere se non la natura?) e il colore è una continua danza astratta di pigmenti. Lo sguardo si chiede se si trova davanti a un'ispirazione onirica o a un dato microscopico. Certo è di fronte a qualcosa che può chiamarsi bello, emozionante, nel suo essere etereo. Una traccia da seguire per futuri laboratori.
Le immagini qui riportate sono tratte dal blog The Jealous Curator.
Le immagini qui riportate sono tratte dal blog The Jealous Curator.