Una volta esaurita la curiosità pratica intorno al gesso sintetico e tempo di impiattare. Questa volta i cartoncini sono tutti neri. Questa scelta permette di comunicare implicitamente che si sta aprendo una nuova fase del laboratorio, inoltre il nero rende massimo il contrasto cromatico con il bianco del gesso e ogni segno e incisione sarà più evidente perché permetterà di vedere il nero affiorare. Infine un colore uguale per tutti aiuta a uniformare il punto di partenza, a segnalare un lavoro corale, a evidenziare le differenze operative di ciascuno. Al centro viene messa una nuova cucchiaiata di gesso sintetico. Con il pennello i bambini sono invitati a disegnare un cerchio: sarà il loro piatto di portata.
Questo disco volante aspetta di essere addomesticato. Come? Con una cucchiaiata di altro gesso sintetico, questa volta tenuemente colorato con della tempera acrilica gialla. Ecco un uovo da cuocere all'occhio di bue e da condire con spezie, erbe profumate e qualche semino.
Ognuno è libero di cucinare come preferisce il suo uovo. C'è chi mischia albume e tuorlo per un vorticoso uovo strapazzato. Chi custodisce la pallina gialla senza sfiorarla, chi annega il tutto includendo erbe, semi, ecc...
Ma c'è anche chi nel tuorlo strapazzato vede un sole a cui necessitano dei raggi... È interessante osservare questa continua evoluzione di forma e di significati: il primo passaggio è stato suggerito (ma non esplicitato) dal piatto che diventa tuorlo. Qualcuno l'ha percepito, qualcun altro no. Non importa: è questa la libertà di stare che offre un laboratorio di sperimentazione artistica. Il secondo passaggio è libero, possibile per ciascuno: ecco il sole e chissà quanti altri mondi invisibili.
"La scelta della forma circolare per un pattern che ha il compito di raffigurare l’universo non è casuale. Il cerchio (o la sfera) è l’unica configurazione che non presceglie alcuna direzione particolare, ed è pertanto usato spontaneamente ovunque per dipingere oggetti la cui forma sia incerta, o priva di importanza, ovvero per raffigurare qualche cosa che non abbia alcuna forma, che possa avere una forma qualsiasi, o che possieda tutte le forme". Rudolf Arnheim, Verso una psicologia dell’Arte, Einaudi.