Gli scatti digitali con fotocamere con obbiettivi che permettono di regolare messa a fuoco minima, apertura di diaframma e tempi di posa, offrono un'opportunità di sguardo interessante: evidenziano particolari e ne sfuocano altri. Mettono distanza tra noi e le cose; ci insegnano che si impara a guardare e a gustare la bellezza perdendo tempo sui particolari. Non è forse così lo sguardo estatico bambino?
Avere un fiore a fuoco, ricco di particolari che un solo sguardo non riesce a cogliere subito tutti, aiuta a gustare anche quello sfuocato sullo sfondo che ha dei tratti quasi pittorici, evocativi di ciò che è, ma non si mostra.
Essere unici, tra i tanti, chiede riconoscimento, una buona messa a fuoco. Gli altri non spariscono, non vengono allontanati, ma esaltano la bellezza del fiore al centro.
I particolari botanici, in una buona messa a fuoco, svelano del fiore anche caratteristiche tattili: sembra quasi di sentirli sotto le dita quei sottili peli bianchi che ne ricoprono gambo e sepali... una foto quasi multisensoriale.
A fuoco e sfuocato sono in dialogo e insieme compongono l'efficacia comunicativa di una foto che ci educa sulla distanza tra noi e le cose e tra le cose tra di loro.
"La cultura comincia non nell'andare verso le cose, ma nel prendere distanza di fronte ad esse. Riconoscere, valutare, decidere, dar forma, produrre creativamente - tutto questo ha come presupposto quella distanza resa possibile dalla libertà del movimento spirituale" Romano Guardini, Ansia per l'uomo.
"La cultura comincia non nell'andare verso le cose, ma nel prendere distanza di fronte ad esse. Riconoscere, valutare, decidere, dar forma, produrre creativamente - tutto questo ha come presupposto quella distanza resa possibile dalla libertà del movimento spirituale" Romano Guardini, Ansia per l'uomo.